Avere paura non vuol dire essere deboli
Essere deboli vuol dire tutt’altra cosa. Sei debole quando scappi, o ti chiudi in te stesso per paura di qualcosa. Ma anche in quel caso la debolezza non è una male incurabile ma solo qualcosa per cui ci si può allenare e superare. Torniamo alla paura…
Avere paura è naturale.
Tutti, in un modo o nell’altro, provano paura. Ognuno di noi ha un tarlo, qualcosa che ci turba, che ci spaventa.
E può essere qualsiasi cosa… il buio, l’idea di uscire di casa, l’interrogazione di storia, il compito di latino… ma anche semplicemente incrociare una persona e abbassare gli occhi.
Chi ha paura, spesso scappa, si nasconde, evita il problema, continua a rinviare tutto. Altri si incazzano con il mondo, si scagliano contro le persone che amano, cercano con tutti i mezzi di correggere gli altri perché, in realtà, vogliono solo vincere i loro demoni.
La differenza tra chi agisce e chi scappa si chiama evoluzione.
Puoi scegliere se farti paralizzare o usare la paura per allenare lo spirito, il corpo e la mente.
Purtroppo vivere nella paura è un circolo vizioso, una spirale che ti porta solo e sempre più giù. In questo caso non agire è come vivere al freddo di una notte gelida e credere che il sole non possa più sorgere. Come quando, in piena notte, ci assalgono i pensieri, le preoccupazioni per ciò che ci aspetta il giorno dopo o quello ancora. Nel buio siamo soli con noi stessi, ci sentiamo vulnerabili, isolati ma non abbastanza al sicuro. Non siamo in grado di trovare il bandolo della matassa. Corriamo da una soluzione all’altra e nessuna ci sembra quella giusta.
Allora qualcuno comincia a controllare il cellulare alla ricerca di un messaggio che non arriva, a leggere, a guardare un film o, ancora peggio, a scorrere la vita degli altri su facebook deprimendosi ancora di più al pensiero che la vita degli altri sia migliore della nostra.

Ma la paura è, anche, indifferenza davanti all’amore, è quel muro che ci separa dalle passioni, è quella zavorra che non ci fa crescere e ci fa gettare via opportunità di vita di cui rimugineremo tutta la vita (avrei dovuto fare l’istruttore di surf, il ballerino, avrei dovuto accettare quella proposta, se potessi tornare indietro…)
Ma allora come faccio a uscire da questo “loop”?Non c’è altro modo che cominciare a guardarsi allo specchio ed ammettere che siamo spaventati… Che temiamo il nostro capo, la Prof, il compagno più bravo di noi, il collega arrivista, il genitore che continua a punirci.

Ma le paure non sono solo fatte di carne e ossa.
Quindi ammettiamo con noi stessi di avere paura di fare fatica a rincorre un sogno, un desiderio. Troppi ostacoli da superare e paura di non avere le capacità per affrontarli.
Ammettiamo, quindi, di avere paura di essere giudicati, si sentirci dire di no, di essere respinti, di cadere e ricominciare tutto d’accapo.
Riconoscere cosa ci fa paura, cosa ci tiene incollati al terreno, che ci limita e non ci fa vivere le esperienze che vorremmo assaporare è il primo passo. Non c’è altro modo di cominciare la tua lotta verso quei fantasmi nascosti dentro la tua testa.
Poi devi prendere la paura e scomporla in paure più piccole. Le guardi in faccia e giorno dopo giorno le affronti ad una ad una. Risolvi prima il problema più semplice. Appena fatto passa al successivo. Cosi, continui a mettere in tasca un’esperienza dietro l’altra e, quello che prima era un problema, una paura, adesso è un tuo successo, un tuo punto di forza e sei pronto ad affrontare cose più complesse.
Tutti possiamo farcela ma dobbiamo essere d’accordo sul fatto che nulla arriva dal nulla. Che niente ci viene “gratis”, che non ci sono scorciatoie. Sii paziente e percorri la strada più lunga e tortuosa, se necessario. Non farti fregare dalle finte vie di fuga, non procrastinare perché questo è un’altra sconfitta che ammetti con te stesso di poter subire.

Troppe parole? Ti ho rincoglionito? Vuoi degli esempi concreti?
Ok, ci provo ma potrei non finire più…
Parto da questa allora: una delle cose che mi faceva più paura da ragazzino era essere interrogato davanti a tutti. Paura di fare brutta figura e di deludere mia madre. Eppure non avevo nulla da temere. A scuola me la sono sempre cavata. Tuttavia quello scoglio mi sembrava insormontabile.
Quando ho cominciato il mio lavoro ero contento perché non dovevo per forza esporre i miei progetti ma dovevo solo mettere la testa giù e lavorare al computer o in laboratorio a testare componenti elettronici. Purtroppo (o per fortuna) anche con quello me la cavavo bene e ho cominciato a scalare all’interno della mia azienda. In un modo o nell’altro mi ritrovavo in posizioni con maggiore responsabilità sebbene (apparentemente) non fossi io a cercarmele.
Così mi si è posta la possibilità di viaggiare per lavoro sia in Europa che in Asia e in America. Anche con l’inglese me la cavavo ma c’era sempre la paura che la figura di m… fosse dietro l’angolo. Quando ho capito che fare finta di sapere era il modo migliore per superare certe barriere ho cominciato a buttarmi nella mischia. Così quello che prima era il mio incubo è diventato il mio lavoro. Parlare in pubblico, presentare ai clienti in giro per il mondo continuava a farmi una paura fottuta ma doverlo fare per vivere e, allo stesso tempo, trattare cose che in realtà mi interessavano mi ha, pian piano, fatto superare quei blocchi che mi assillavano.
Ma ovviamente non è finita qui. Un giorno mi è stato chiesto di presentare davanti a circa 50 persone… non ho dormito per una settimana! Ero gasatissimo ma allo stesso tempo terrorizzato di impappinarmi. Ma quel mix di sensazioni accendeva sempre più lampadine e mi sono convinto che, se quella era la mia strada, allora dovevo andare a sbatterci la faccia (o metterci la faccia… insomma, la stessa cosa). Fortunatamente, anche in quel caso è andata!
Fino a quando non mi è stato chiesto di presentare davanti a 300 persone.
Ebbene, ho passato tre giorni da panico ma non è trasparito neanche per un istante. Dentro di me pensavo che era un’occasione pazzesca di fare un altro passo avanti ma, allo stesso tempo, ero preoccupato di dover stare dentro i tempi dettati dalla scaletta, di dover muovermi in un certo modo e allo stesso tempo rendere interessante ciò che andavo a presentare. Non posso dire che sia stato un successo irripetibile ma è andata molto bene e i risultati si sono avuti da li a poco.
Insomma, voglio solo dirti che ciò che ci fa paura ci può anche rendere più forti se troviamo il coraggio di buttarci, se riusciamo a superare la paura del giudizio altri. Come ho scritto nel mio post preoccuparci troppo, stare sempre in tensione o sotto stress per tutto ci logora dentro, ci fa ammalare e vivere ancora più isolati dalla società. Per questo dico che si tratta di un circolo vizioso: non affrontare le nostre paure ci porta solo a peggiorare le cose e a perdere la stima in noi stessi. E quando perdi la tua autostima ti auto-infliggi le punizioni che non meriti, vai incontro ai fallimenti che non ti aspetti, ti allontani dalle persone che ti vogliono bene perché non credi di meritare nulla.
Quindi cosa aspetti?? Mettiti in moto, shakera le tue emozioni, scrivile su dei post-it e attaccali sul tuo monitor, in macchina, sullo specchio del bagno. Fai in modo che tu possa non dimenticartene. Solo cosi, ogni nuovo giorno, sarai sulla strada giusta. Non ti illudere di arrivare a breve (ne di arrivare mai) ma tieni a mente che, anche se siamo destinati a passare a miglior vita un giorno o l’altro, questa VITA è un gioco infinito e quindi attrezzati perché possa durare più a lungo possibile e che ne valga la pena.